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Capitolo 2: The Last Refuge

“Urla, nient’altro che urla…nel ventre della Bestia…”

La Battaglia delle Ceneri Rosse segnò il ritorno del più profondo incubo del genere umano: il Cerebrato Graam; Egli si era manifestato nel modo peggiore, più distruttivo e scontato possibile. Le sue orde di Swarm avevano eroso la struttura stessa di Megalopolis, infiltrandosi al livello 24.

Gli umani, stolti e ciechi, erano troppo impegnati nell’attività alla quale sembravano ormai specializzati, uccidersi fra loro, quando la Graam colpì. Infinite orde di orrori insettiformi, grandi Carnolisk e massicci Rinoling non erano altro che l’avanguardia mentre l’intera Megalopolis tremava per la carica di ciclopici Behemoth e lo strisciare di chilometrici Hive Centipede. 

“E l’uomo smise di farsi la guerra, fuggendo verso la luce come un ratto che non voleva affogare.”

Pace. Precaria, malvoluta ma pace. La Graam era riuscita in ciò che solo gli ascetici Enthuran avevano sperato. Per i primi mesi la collaborazione fra Confederati, Verghastiani ed Helliani era tesa, incivile, territoriale. Vennero consumate scaramucce, le sale di comando e le caserme consumate da urla e litigi, campioni si affrontavano in duelli trascinati nell’arena prima dall’inimicizia, poi dall’onore.

Tutto cambiò quando il più grande dei Predatori Helliani venne sconfitto dopo un duello infinito dalla più potente degli Spectre Confederati.
Tutto cambiò quando la più dura dei Mercenari Verghastiani prese fra le sue braccia il Padre della Fratellanza.
Tutto cambiò quando il più fedele dei generali Confederati abbracciò la dottrina della Fratellanza.

Helliani, Verghastiani e Tarysiani si riscoprirono umani. Si riscoprirono insieme e si accorsero che erano potenti. Assaltarono antiche fortificazioni, debellarono infinite orde di mostri ed infestati, si mossero per rendere sicura la città di superficie. Messe da parte inimicizie e campanilismi volevano riavviare la Colonia, combattere la Graam sul suo stesso terreno ma, alla fine, arrivò la Paura.

La paura. Il Terrore. Arrivò sotto forma della Flotta Confederata. Il governo di Tarys aveva utilizzato le informazioni che gli uomini su Hell avevano inviato a costo di decine di vite per prendere una decisione guidata esclusivamente dalla codardia.
Il sistema venne messo sotto quarantena, la Flotta schierata per impedire che qualsiasi cosa potesse lasciarlo o entrarvi. Banchi di mine e sensori, ordigni nucleari dormienti, droni, boe a rifrazione PSI, tutto ciò che l’incredibile tecnologia Tarysiana poteva impiegare per chiudere il sistema maledetto dentro una bolla impenetrabile venne messo in campo.

Sul pianeta tutti vennero abbandonati. Non vi furono più rinforzi, non vi furono più scorte. La Fratellanza dei Mietitori presto rischiò di venir fiaccata dal combattimento su due fronti, decidendo di ritirarsi all’interno delle mura del livello 27, alla fine della Faglia che attraversava Megalopolis quasi da parte a parte. Molti Helliani rimasero in superficie, stranamente non rifiutati dalla Fratellanza che li Onorò con una cerimonia funebre all’interno di Hope prima di tornare a ciò che era abituata a fare: lottare per la pura sopravvivenza.

Gli orrori Swarm selvatici, le forze di Regine ed Infestatori indipendenti e le moltitudini della Graam non impiegarono molto a raccogliere pesanti tributi dagli umani che caparbiamente restavano nella città esterna. I primi a capitolare furono i Tarysiani.
Il relitto della Prometheus, reliquia e testimone di fatti e battaglie ormai leggendarie in tutta la galassia, venne strappato dalle mani umane dopo giorni di violentissimi combattimenti fra i suoi ponti e nei suoi corridoi. Le forze aliene si avvantaggiarono della guida di Infestati evoluti, provenienti dal relitto maledetto della Juno e saliti a bordo dell’Incrociatore quando questi si avvicinava ad Hell, i quali cacciarono gli umani e tennero il relitto per se trasformandolo nella loro roccaforte. 

L’ultimo luogo sicuro della Città Esterna era il punto di Sbarco scelto dai Falchi d’Ebano al loro arrivo su Hell. Asserragliati su di uno degli enormi portelloni dello Spazioporto di Megalopolis, silente e buio come un’immensa necropoli quattro livelli più in basso, accolsero i fuggiaschi confederati ed i partigiani helliani. Li, fra mura di neoacciaio e rifugi ricavati nelle navi alla fonda, brilla l’ultimo barlume di umanità sulla superficie di un pianeta morto.

“Non vi sono nomi, ne eroi in questa cronaca. Perché io, Kaurn-Xul, ultimo fra i Guardiani dei Nagha osservo le creature della mia gente attendendo il momento del ritorno degli Xel’Nagha”

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